Impianti di condizionamento dell’aria, qualità dell’aria interna e normativa in vigore: la nostra opinione
Impianti di condizionamento dell’aria, qualità dell’aria interna e normativa in vigore: la nostra opinione
Nelle ultime settimane, a seguito della riapertura di quasi tutte le attività commerciali e degli uffici (periodo comunemente identificato come “fase 2” e “fase 3”), gli impianti di climatizzazione sono entrati nell’occhio del ciclone e si è creata una gran confusione sulle problematiche connesse al loro utilizzo, frutto di errate interpretazioni dei documenti prodotti dalle autorità Italiane e di una fuorviante presentazione del problema legata a documenti che circolano in rete ad opera anche di qualche associazione di categoria, disorientando non solo gli utenti finali ma anche molti operatori del settore.
Partiamo dal presupposto che la materia della Qualità dell’Aria Interna (IAQ) è legata ai concetti di ventilazione e filtrazione ed è da anni regolamentata e normata in ambito europeo e nazionale.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la tutela della salute delle persone in ambienti confinati passa attraverso il contenimento e la riduzione delle sostanze inquinanti disperse in aria, siano esse di natura particellare che gassosa, di natura biologica che inerte. Le loro concentrazioni in aria, con riferimento al tempo di esposizione, non devono superare i valori raccomandati e pubblicati da OMS o dettati dalla Commissione Europea attraverso direttive, regolamenti e successivi provvedimenti legislativi nazionali.
Le norme attualmente in vigore che sovraintendono ai concetti di qualità dell’aria interna e al dimensionamento dei sistemi di ventilazione e di termoventilazione sono le UNI EN 16798 che descrivono sia gli aspetti normativi che gli aspetti informativi inerenti la progettazione, la costruzione, i consumi energetici degli impianti di ventilazione e termoventilazione.
I capitoli più pertinenti sono le UNI EN 16798-1, -2, -3, -4 e ai paragrafi relativi alle definizioni troviamo il significato condiviso in ambito europeo, delle varie terminologie che vengono usate nel settore.
Va fatto notare che i termini utilizzati nella climatizzazione devono essere chiari ed avere un significato unico e ben definito al fine di ottenere una singola interpretazione valida in tutti i paesi aderenti l’unione europea a livello legale e progettuale.
Nel capitolo 3 della 16798 (16798-3: 2018) alla voce definizioni di pag.26 si può leggere il significato dei termini aria di ricircolo e aria secondaria e cioè:
Aria di ricircolo (RCA): aria estratta che viene rimandata al sistema di trattamento e riutilizzata come aria di immissione anche in ambienti diversi.
Aria secondaria (SEC): flusso d'aria prelevato da una stanza e reimmesso nella stessa stanza dopo qualsiasi trattamento.
L’aria di ricircolo RCA, per intenderci, è quella trattata da una unità di trattamento dell’aria (UTA) che serve più ambienti e dotata di una camera di miscela o quella trattata da un ventilconvettore canalizzabile (o unità canalizzabile ad espansione diretta) che serve più ambienti.
L’aria secondaria SEC è quella trattata da un ventilconvettore (o da un condizionatore split) con mobiletto o da una cassetta ad esempio, che movimenta quindi l’aria di un singolo ambiente.
Un professionista del settore non deve confondere i due termini perché altrimenti verrebbero male interpretati addirittura i riferimenti normativi. Ci si meraviglia come anche alcune associazioni di categoria nei loro documenti o linee guida più volte facciano un uso improprio dei termini confondendo l’aria di ricircolo e argomentando in modo contraddittorio sulle sue possibilità di utilizzo, citando norme non più valide perché superate da anni da nuove norme Europee UNI EN.
Riteniamo sia importante specificare bene il significato delle parole e soprattutto dare motivazione alla corretta interpretazione dei termini appena sopra citati per comprenderne meglio la loro grande diversità.
Un impianto ad aria esterna e con “ricircolo d’aria” può portare alla diffusione di sostanze inquinanti anche in ambienti dove non vi è nessuna fonte di quel particolare inquinante e quindi rappresentare un pericolo in un edificio che ha molteplici tipologie d’ambiente e con diverse destinazioni ma ha in comune la stessa tipologia d’aria immessa. Facile da capire il fatto che se una persona disperdesse in un ambiente confinato situato in un edificio con impianto di termoventilazione centralizzato e con aria di ricircolo una determinata sostanza, ben presto tutto l’edificio asservito a quell’impianto ne sarebbe coinvolto. Ecco il motivo per cui la normazione europea EN ostacola fortemente l’uso e l’abuso di tale tipologia d’aria.
Un impianto ad aria esterna e con “aria secondaria” cosi come descritta a livello normativo, invece, non può di fatto diffondere nessuna sostanza inquinante in altri ambienti dell’edificio asservito dallo stesso impianto di termoventilazione. L’aria secondaria, qualsiasi trattamento termico subisca, non può tipicamente alterare la concentrazione media interna di un dato inquinante.
Va invece fatto notare che se sottoposta a debita filtrazione e/o depurazione, l’aria secondaria può avere un ruolo importante nella riduzione sostanziale degli inquinanti prodotti interni cosi come fa l’aria esterna, ma con consumi energetici enormemente inferiori.
Ecco il perché l’aria secondaria non ha limitazioni nel suo uso nella normazione europea di riferimento. In Italia il suo uso è previsto anche in ambienti sanitari come i blocchi operatori a complemento dell’aria esterna minima prevista per legge, purché trattata allo stesso modo.
Recentemente l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha emesso un documento (Rapporto ISS COVID-19 · n. 33/2020 del 25 Maggio 2020 - Indicazioni sugli impianti di ventilazione/climatizzazione in strutture comunitarie non sanitarie e in ambienti domestici in relazione alla diffusione del virus SARS-CoV-2) in cui ha ben specificato il rischio connesso all’utilizzo dei vari sistemi per la climatizzazione e il rinnovo dell’aria individuando correttamente il rischio connesso alla movimentazione dell’aria in ambiente. Il parametro fondamentale, da valutare caso per caso a seconda della tipologia di impianto e della destinazione e dell’utilizzo degli ambienti, è la velocità dell’aria in ambiente, velocità che deve essere controllata per evitare che l’impianto (sia esso ad aria primaria, ad aria secondaria o di ricircolo) vada ad aumentare il rischio di contagio ad una platea maggiore di occupanti gli ambienti, vanificando le misure di distanziamento preposte.
Il rapporto indica che il "ricircolo" (RCA) va escluso in tutti quei casi in cui sia elemento che può sicuramente amplificare il contagio in ambiente.
Riteniamo che sia corretto escludere il ricircolo nel caso in cui ci sia il rischio che amplifichi il contagio in ambiente a meno che la sua esclusione non comporti rischi ancora maggiori per la salute delle persone (ad esempio nel caso che la sua esclusione comporti l’arresto dell’intero impianto). In questo caso sarebbe necessario adottare un sistema di filtrazione a più alta efficienza per ridurre il particolato che col ricircolo si reimmette in ambiente.
L’aria secondaria non va mai esclusa, ma solo controllata in termini di velocità media in ambiente.
Il documento sfata finalmente anche il mito che vada aumentata a dismisura la portata di aria di rinnovo: l’incremento non controllato di aria di rinnovo infatti può causare un incremento delle velocità dell’aria in ambiente e quindi di diffusione delle particelle più piccole che possono trasportare il virus amplificando il rischio di contagio piuttosto che ridurlo.
Per valutare correttamente il rischio connesso all’utilizzo dell’aria di rinnovo va considerata non solo l’efficienza di ventilazione ma anche il percorso che il flusso di aria percorre dai punti di immissione in ambiente ai punti di estrazione e le relative velocità di attraversamento.
Sabiana, avvallata dalle norme prestazionali sopra citate, continua a ribadire che per aumentare il livello di qualità dell’aria ambiente e ridurre la diffusione di qualsivoglia sostanza patogena per l’uomo aerodispersa, sia in forma liquida che solida, la soluzione più efficace ed energeticamente vantaggiosa è quella di filtrare l’aria secondaria con sistemi ad alta efficienza, come i nostri filtri elettronici Crystall, che permettono di abbattere fino ad oltre il 90% del particolato PM1, con perdite di carico molte contenute che possono variare da 2 a 25 Pa.
Inoltre i filtri Crystall possono essere utilizzati per efficientare la filtrazione di impianti già operativi, ad esempio utilizzandoli a canale, sui terminali e sulle UTA già esistenti, andando anche a ridurre sensibilmente i consumi energetici di ventilazione nonché i costi gestionali e manutentivi, con un ritorno garantito nel tempo.
Ci teniamo anche a sottolineare che sia l’ISS nel documento Covid 33 sopra citato che il Ministero della Salute (Indicazioni per l’attuazione di misure contenitive del contagio da SARS-CoV-2 attraverso procedure di sanificazione di strutture non sanitarie (superfici, ambienti interni) del 22 Maggio 2020) hanno chiaramente indicato che nessun sistema può sanificare l’aria e i sistemi proposti in commercio non hanno ancora nessuna efficacia scientificamente provata e non se ne conoscono i rischi per la salute delle persone.
Il rapporto COVID 33 dell’ISS cita:
“Ad oggi, in commercio, sono disponibili dispositivi per la sanificazione diretta di superfici e ambienti interni, basati sull’impiego di ozono, raggi UVC, vapore, plasma atmosferico non termico, ioni negativi e perossido di idrogeno allo stato vapore o di plasma. Alcuni di questi trattamenti sono, al momento, in fase di valutazione al fine di accertare e definire la loro efficacia sterilizzante in assenza di effetti avversi per la salute umana, per l’ambiente e gli ecosistemi e per i materiali esposti nelle condizioni di utilizzo proposte dal produttore.”
Il documento del Ministero della Salute cita:
Procedure di sanificazione riconducibili a OZONO, CLORO ATTIVO generati in-situ, PEROSSIDO D’IDROGENO applicato mediante vaporizzazione/aerosolizzazione.
Tali procedure di sanificazione, non assimilabili a interventi di disinfezione, sono descritte nel Rapporto ISS COVID-19 n. 25 del 15/05/2020. Queste sostanze generate in situ non sono autorizzate come disinfettanti, e quindi attualmente non possono essere utilizzate in attività di disinfezione: solo al termine di una valutazione eventualmente positiva da parte dell’Autorità Sanitaria di idonea documentazione tecnico scientifica che ne dimostri l'efficacia e la sicurezza, si potranno definire sostanze disinfettanti e si potranno autorizzare sistemi di generazione in-situ.Tali sostanze sono tutte caratterizzate da un profilo di rischio critico che richiede il rispetto di complesse e definite procedure di utilizzo utili a garantire da un lato l'efficacia dell'applicazione e dall'altro la sicurezza degli operatori e la tutela della salute pubblica.
Questo documento ribadisce ancora che per la legge italiana SANIFICARE significa prima pulire e poi disinfettare un ambiente o una superficie!
I filtri elettronici Crystall Sabiana hanno invece prestazioni CERTIFICATE secondo norme internazionali (UNI EN ISO 16890) e non comportano nessun rischio per la salute degli occupanti e di chi li manipola.
Sabiana, come sempre, è a vostra disposizione per le valutazioni tecniche ed economiche del caso: siamo leader in questo settore e vogliamo che lo siate anche voi nel vostro garantendo ai vostri clienti o dipendenti la miglior qualità dell’aria possibile con i minori consumi energetici possibili, non dimenticando che consumare meno significa dare un futuro migliore alle future generazioni.